Nei moderni programmi contabili per fare le registrazioni basta inserire i dati nei campi indicati o eseguire le spunte e in automatico si aggiornano libri e registri elettronici.
Le scritture che si originano nei gestionali possono avere le sembianze della partita doppia, con il dare e l’avere facilmente riconoscibili, ma non sempre la visione del mastrino è così immediata. Anche le registrazioni che provengono dall’home banking o da altri strumenti collegati alla contabilità spesso non danno l’immediata percezione di quello che si sta registrando.
Nell’era della digitalizzazione e della fattura elettronica siamo sicuri che chi impara la contabilità ora sia ancora in grado di padroneggiare la partita doppia?
L’INSOSTITUIBILITA’ DEI MASTRINI
Qualche giorno fa eravamo quattro contabili esperti al bar, e stavamo chiacchierando amabilmente su questo argomento.
Tutti e quattro ci siamo detti che in caso di una scrittura contabile particolarmente complessa dobbiamo prendere carta e penna e fare i mastrini, o almeno di scrivere su carta il dare e l’avere, per riuscire a capire come impostare la registrazione nel gestionale.
Ci è venuto il sospetto che a forza di voler semplificare a automatizzare la contabilità le nuove generazioni perdano il senso di quello che stanno facendo, tanto da non essere in grado di riconoscere un errore concettuale o di impostare correttamente una registrazione articolata.
LA PARTITA DOPPIA SI IMPARA A RAGIONERIA
Certamente molto dipende da dove e come si è imparata la partita doppia prima di entrare nel mondo del lavoro.
In base alla mia esperienza la partita doppia di impara veramente solo frequentando un Istituto Tecnico Commerciale. Solo studiando diversi anni la contabilità e sviscerandola in ogni suo aspetto si riesce veramente a impadronirsi delle regole contabili.
Se nelle registrazioni di base (come l’acquisto o la vendita della merce) la partita doppia fondamentalmente non è difficile, quando l’evento economico ha più sfaccettature o esula dalla norma riuscire a tradurlo in una registrazione contabile non è per niente facile.
Sempre per la mia esperienza con gli esami universitari a Economia e Commercio non si impara la contabilità. Piuttosto si impara a interpretare un bilancio o a fare il controllo di gestione. In altre parole si impara a fare l’architetto e l’ingegnere, ma non il muratore. E questo è un grande limite.
Poi i casi e le eccezioni possono essere tanti. Molti ragionieri non hanno ancora imparato la differenza fra un rateo e un risconto e molti laureati in Economia e Commercio che hanno fatto il liceo la partita doppia l’hanno imparata perfettamente. Ma mi sembrano comunque eccezioni, non la regola.
I LIMITI DELLA CONTABILITA’
La partita doppia è nata 5.000 anni fa quando l’uomo ha iniziato ad organizzarsi in maniera complessa. La necessità di tenere monitorate le tasse pagate e degli scambi commerciali ha fatto sì che la prima forma di scrittura fosse proprio quella contabile.
Con il tempo il metodo della partita doppia, grazie al fatto che facilita i controlli, ha soppiantato tutti gli altri metodi contabili, perfezionandosi sempre di più.
Ma la necessità di automatizzare, di incrociare dati di entità diverse, di sostituire i registri contabili con i file, di monitorare anche ciò che non ha un’uscita monetaria, ha delimitato il ruolo della contabilità.
La contabilità non registra i costi occulti, non intercetta l’impatto ambientale e i parametri ESG, non tiene monitorato il livello di soddisfazione del cliente, non misura il rendimento di una singola filiale o linea produttiva.
All’ossatura contabile di base si sono aggiunte altre necessità misurabili con altri strumenti.
IL FUTURO DELLA PARTITA DOPPIA
C’è da pensare che ad un certo punto la partita doppia non sarà più necessaria?
Le nuove generazioni saranno abituate a misurare e valutare il valore economico di un’impresa in più dimensioni, senza dover ricorrere ai mastrini o al bilancio come facciamo noi contabili odierni.
Ma la spina dorsale a mio avviso rimarrà sempre la partita doppia, anche se sarà sempre più difficile identificarla nella marea di dati e programmi. Motivo per cui secondo me andrebbe insegnata, almeno nei concetti base, non solo negli Istituti Tecnici Commerciali ma in tutte le scuole di grado superiore.
Un informatico per scrivere un programma gestionale avrà bisogno di capire come funziona la partita doppia, ma anche un qualsiasi cittadino che debba aver un minimo di consapevolezza finanziaria è necessario che abbia un minimo di inquadramento mentale di tipo contabile, come sostengo da sempre in questo blog.
Forse ti può interessare anche:
LA NASCITA DELLA SCRITTURA E LA PARTITA DOPPIA
LA CHIESA, LA CONTABILITA’ E LA PARTITA DOPPIA
L’AFRICA, LA PARTITA DOPPIA E LA CULTURA D’IMPRESA
Seguimi anche su