Domenica sera si ripeterà, per la 75esima volta, il rito dell’elezione di Miss Italia, famoso concorso nazional-popolare che ogni anno sforna l’ipotetica più bella d’Italia.
Già dall’anno scorso il concorso si è dovuto spostare su La7, perché dal 2013 la TV di Stato gli ha chiuso le porte giudicandolo un evento fuori dal tempo, che svilisce l’immagine della donna in televisione.
Quest’anno, dopo un 2013 di rodaggio su La7 da dimenticare, il concorso punta al rilancio prendendo al timone Simona Ventura. L’esempio a cui Simona Ventura dichiara di ispirarsi è il neo Ministro Maria Elena Boschi, “donna affascinante e preparata”. Bella ma non bellissima, aggiungo io, ma chi la conosce personalmente mi ha riferito che è una donna veramente molto in gamba. A testimonianza che la bellezza fine a se stessa non è più un modello vincente nella società di oggi.
Quest’anno, dopo un 2013 di rodaggio su La7 da dimenticare, il concorso punta al rilancio prendendo al timone Simona Ventura. L’esempio a cui Simona Ventura dichiara di ispirarsi è il neo Ministro Maria Elena Boschi, “donna affascinante e preparata”. Bella ma non bellissima, aggiungo io, ma chi la conosce personalmente mi ha riferito che è una donna veramente molto in gamba. A testimonianza che la bellezza fine a se stessa non è più un modello vincente nella società di oggi.
Prima di Miss Italia la scure era piombata sulle veline, ad opera di alcune testate giornalistiche, ma il tentativo di sostituirle con due figure maschili da parte di Antonio Ricci non è andato a buon fine e alla fine si è dovuti tornare alle due belle e rassicuranti di turno. Non senza però una perdita di appeal da parte di queste figure femminili.
Ma la mia domanda è: ha ancora senso nel 2014 per una ragazza partecipare a concorsi di bellezza, casting e selezioni per sfondare nel mondo dello spettacolo e della moda?
La bellezza può essere un investimento?
Innanzitutto rispetto a venti anni fa la bellezza è diventata più democratica, più alla portata di tutti, complice l’alimentazione, la cura di sè, la conoscenza, la maggiore disinvoltura. E sempre di più il discriminante per emergere sta diventando qualcosa in più.
Se si guarda alle modelle diventate icone a livello mondiale, come la super top brasiliana Gisele Bundchen, che con i suoi 42 milioni di dollari annui fattura come e più di un’azienda, è evidente che oltre alla bellezza serve una buona dose di carattere, personalità, quoziente intellettivo e capacità imprenditoriali, altrimenti è veramente difficile emergere fra le tante.
Ad ogni modo credo che nella testa di ogni adolescente (o dei suoi genitori) che si ritrovi ad avere una bellezza “spendibile”, prima o poi la domanda se tentare di giocarsi questa carta passi almeno una volta per la testa. A quel punto, se la natura non ha provveduto, molte donne dello spettacolo hanno candidamente ammesso che aumentarsi il seno è stato uno dei migliori investimenti della loro vita, per i contratti che ne sono derivati, specie con le aziende di biancheria intima. Ma anche una bellissima come Belen, senza la protesi, immagino che non avrebbe avuto lo stesso successo, pur essendo legato principalmente ad un altra parte del corpo.
Non voglio entrare in discorsi morali, personalmente non sono favorevole al mercimonio della bellezza, specie se costruita, e ancora di più se amministrata in maniera spregiudicata. Però non c’è dubbio che un aspetto fisico piacevole aiuti e anche molto nelle relazioni sociali, e questo vale sia per gli uomini sia per le donne. Sembra che le persone avvenenti facciamo più carriera e guadagnino più della media, con delle percentuali di incremento che variano, in base al tipo di statistica, dal 3% al 13%. Gli americani sostengono che per gli uomini è più importante essere belli sul lavoro, mentre per le donne lo è di più nella vita privata. Ma la bellezza può rischiare di diventare un ostacolo nel lavoro, specie se si hanno colleghi invidiosi o superiori poco corretti. E molti si trovano a dover dimostrare costantemente che quello che hanno ottenuto lo hanno conquistato con l’impegno e con le capacità, e non con l’aspetto fisico. Come Il Ministro Maria Elena Boschi, recentemente in polemica su Rosy Bindi proprio su questo argomento.
Per cui alla fine mi sono fatta questa idea: la bellezza, femminile e maschile, aiuta a raggiungere il successo professionale. Se non si è geni della matematica o assi dello sport e si possiede una bellezza sfavillante può convenire farne uno strumento di lavoro e tentare di scalare l’ambiente dello spettacolo, più remunerativo ma più rischioso a livello di equilibrio personale, correndo il rischio di rimanere imprigionati nel cliché della bellezza. Perché senza l’impegno, lo studio, la dedizione e il carattere si va poco lontano in qualunque professione, a prescindere dall’aspetto fisico. Io personalmente preferisco una bellezza “normale”, riflesso dell’armonia interiore, che possa essere di aiuto in qualunque professione, e che con il tempo si trasformi in un fascino che non faccia rimpiangere quella pelle liscia che non c’è più, e che rischia di abbattere le entrate oltre che il morale.
Per voi invece quanto conta l’aspetto esteriore? E che rapporto c’è fra bellezza e professione?
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