Perché lavorare nella contabilità attrae tanto alcune persone mentre ne schifa altrettante?
Nella mia esperienza lavorativa ho sempre riscontrato che il lavoro del contabile è molto divisivo.
Ci sono persone che per loro natura rifuggono il classico lavoro di ufficio che le costringe a passare otto ore alla scrivania davanti ad un computer. Spesso il tipico lavoro che viene percepito o vissuto come estremamente noioso è proprio quello della contabilità.
Altre persone invece, che spesso rimangono più silenti, quasi timorose di essere scambiate per il rag Fantozzi della situazione, aspirano profondamente a questo tipo di professione.
Perché così tanta differenza?
LA MENTALITA’ CONTABILE
Non c’è dubbio che per svolgere bene la professione del contabile ci vuole una certa attitudine mentale, quella che io chiamo “la mentalità contabile”
Dal mio punto di vista, di persona che si occupa di contabilità, bilanci e partita doppia da più di 30 anni, ho riscontrato che servono determinate caratteristiche per riuscire con facilità in questo mestiere.
Bisogna essere precisi, pazienti, organizzati e soprattutto mentalmente inquadrati, ovvero avere un certo ordine mentale.
C’è da dire che non tutte le persone che svolgono questo lavoro sono così, e magari riescono comunque. Ma l’attitudine mentale ad archiviare, organizzare, incasellare, se non rasenta la paranoia se non rasenta la paranoia effettivamente aiuta.
Ma si diventa così dopo tanti anni che si fa questo lavoro o ci vuole una predisposizione innata?
IL PESO DELLA SCUOLA
La contabilità è un lavoro estremamente tecnico, dove devono essere applicate le regole della partita doppia che vanno necessariamente imparate.
Normalmente la partita doppia si impara alle superiori (Istituto Tecnico Commerciale), in quanto all’Università spesso un paio di esami di ragioneria non ti danno la possibilità di assimilare a fondo la materia. L’ho spiegato bene in questo post.
Poi certamente quello che conta e che fa la differenza è l’apprendimento sul campo.
Chi sceglie di frequentare un Istituto Tecnico Commerciale si presume che abbia già un’attitudine mentale per la contabilità. Se non ce l’ha se ne accorge velocemente che quella non è la sua strada.
Altre volte lo capisce in un secondo momento che questo lavoro non l’attrae, quando inizia a lavorare.
Ma può capitare anche il contrario, ovvero che si provi attrazione in un secondo momento per la contabilità e il controllo di gestione. A quel punto per riconvertirsi è necessario frequentare dei corsi ad hoc.
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
La pratica è fondamentale per imparare la contabilità. Ma i moderni software, con automatismi e percorsi già preimpostati, spesso non danno la consapevolezza della registrazione contabile che si sta facendo.
Il ragioniere “vecchio stampo”, che faceva i mastrini con carta e penna, aveva una conoscenza della partita doppia che oramai si è persa nelle nuove generazioni.
Spesso però era anche quello che gestiva la contabilità parallela dell’azienda e conosceva tutti gli aspetti segreti dell’esistenza anche non professionale e privata dell’imprenditore (comprese eventuali amanti).
QUALI SARANNO LE COMPETENZE CONTABILI DEL FUTURO?
Indubbiamente esistono attitudini e competenze che possono essere vantaggiose per lavorare in contabilità, anche quando le scelte professionali portano verso altre strade.
Viceversa determinate caratteristiche si possono sviluppare facendo questo lavoro, anche se non si possedevano in precedenza.
Ho chiesto a Chat Gpt quali competenze deve avere il contabile per riuscire bene in questa professione, oltre a quelle di base piuttosto scontate della precisione, organizzazione, competenze tecniche e dell’integrità professionale.
Secondo l’intelligenza artificiale le attitudini aggiuntive che deve avere un contabile hanno a che fare con il pensiero critico e con la capacità di avere una visione di insieme per valutare le informazioni economico-finanziarie al fine di prendere le decisioni.
Probabilmente il contabile dovrà intraprendere questa strada, evolvendosi di più verso il controllo di gestione, perché le caratteristiche base le può aver anche un algoritmo, per le altre invece al momento è ancora necessario l’intelletto umano.
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