Ho sempre pensato che gli uomini avessero un vantaggio competitivo nel mondo del lavoro per il fatto di essere abituati a guidare.
Sarà che non mi sento molto portata per la guida, principalmente per problemi di miopia, ma ho sempre invidiato chi riesce a guidare con disinvoltura soprattutto in autostrada.
L’ATTITUDINE ALLA GUIDA E IL FATTORE CULTURALE
Non mi risulta che ci sia una maggiore attitudine alla guida da parte degli uomini dovuta a caratteristiche fisiche. Probabilmente però c’è una maggiore dimestichezza con le traiettorie e le distanze maturata nell’infanzia e nell’adolescenza che porta gli uomini ad essere più sicuri di sé e ad azzardare di più, mentre le donne sono più prudenti e meno propense al rischio.
C’è però una questione culturale in merito alla guida che ha un grande impatto. Le donne che hanno la patente sono solo il 63% contro il l’85% degli uomini.. Tantissime ragazze giovani scelgono di non prendere la patente, soprattutto nei piccoli centri, rinunciando di fatto alla propria libertà. Nel 2019 ogni 10 patentati solo 3 erano donne
Spesso le ragazze pensano che non sia necessario avere la patente per una questione economica, visto che prenderla ha un costo. Ma è soprattutto la questione psicologica e culturale a frenare molte donne, ovvero l’insicurezza e il retaggio che guidare “non è roba da donne”, specie se si ha il fidanzato. Le statistiche dicono che 4 donne su 10, pur avendo conseguito la patente, rinunciano a guidare.
Invece l’uomo alla guida, fin dalla prima volta che si siede in auto, è innamorato dell’immagine di sé stesso al volante e mette più dedizione alla guida. E quando entra nel mondo del lavoro gli viene naturale pensarsi alla guida di un’auto aziendale, simbolo dello status acquisito sul campo.
Chiaramente si tratta di una generalizzazione perché ho conosciuto donne che amano moltissimo guidare e uomini che quando possono evitano, o che non hanno neanche la patente. Però sui grandi numeri la tendenza è questa.
LA QUESTIONE DEGLI ORARI
Partendo dal fatto che gli uomini sono più abituati e incentivati a guidare, c’è anche una questione di orari. Gli spostamenti di lavoro comportano un impiego di tempo che spesso sfora l’orario di lavoro canonico.
Quando ci si deve spostare per lavoro non bisogna guardare l’orologio, perché il ritardo e l’inconveniente è sempre dietro l’angolo.
Questo si verifica anche quando si prende il treno, come faccio io. Però se “a una certa” te ne devi andare perché hai già pagato il biglietto difficilmente qualcuno ti tratterrà in conversazioni o riunioni che non sono strettamente necessarie. Se hai dichiarato in anticipo i tuoi tempi gli altri bene o male dovranno adeguarsi anche perché una volta concordati gli orari non dipendono più da te ma da Ferrovie dello Stato.
LE DONNE E IL DOPPIO TURNO
Dovendo spostarsi di meno le donne hanno tutto il tempo per andare a casa e fare il doppio turno di lavoro (quello non retribuito, per intenderci) presso l’azienda “La mia bella famiglia”.
Purtroppo capita spesso il lavoro non retribuito da colf, baby-sitter e badante è quello che impedisce alle donne di dare quella disponibilità spazio-temporale che aiuta molto gli uomini a fare carriera, in un mondo dove le logiche sono dominate ancora da dinamiche maschili.
Ho conosciuto diversi uomini raggiungere discreti livelli di successo grazie alla disponibilità a fare la trottola in lungo e in largo senza battere ciglio. Il fatto di poter essere fisicamente presenti in un luogo in molti casi ha costituito un vantaggio competitivo. Questo per come era concepito il lavoro fino a poco tempo fa.
LA PANDEMIA E LO SMART WORKING
Che il cambiamento fosse nell’aria lo si percepiva da tempo, ma indubbiamente la pandemia ha rappresentato un forte acceleratore.
Finalmente si è compreso che molti incontri di lavoro si possono tranquillamente evitare con i moderni sistemi informatici con risparmi di tempo, di costi e di qualità della vita per le persone e per le aziende.
Questo nuovo modo di lavorare potrebbe venire incontro alle donne ma anche agli uomini che non hanno voglia di competere sulla base di quanto il loro stomaco tolleri gli antidolorifici per il dolore alla schiena da guida.
Se le assenze frequenti e prolungate per viaggi di lavoro verranno a cadere, forse c’è più possibilità che si faccia carriera per altri meriti. E chi fino a d’ora si è prestato, volente o nolente, a fare il piccione viaggiatore potrebbe rendersi conto che forse è più utile e interessante impiegare quel tempo per formarsi o per sé. Con ricadute positive sulla salute e probabilmente anche sulla produttività nel lavoro.
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