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Cum Grano Salis

Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

UNA DONNA DEVE SAPER CUCINARE?

Una donna deve saper cucinare
L’unica volta che mi sono cimentata nella preparazione  sia delle tagliatelle sia del ragù

 

Più volte nei miei post o nelle storie di Instagram ho fatto riferimento a quella che io chiamo “l’economia delle torte” ovvero ad una modalità di autofinanziamento molto in voga attraverso la quale si chiede alle donne/mamme di cucinare una torta per rivenderla in un mercatino utilizzando l’incasso per finanziare attività varie.

A parte il fatto che si tratta di una pratica che non è in regola né con le norme sanitarie né con quelle fiscali, voglio ora riallacciarmi a questo argomento per parlare del mio rapporto controverso con la cucina, che aumenta nel momento in cui mi sento sottoposta a questo tipo di richiesta, perché io non amo particolarmente cucinare e il poco tempo libero che ho preferisco dedicarlo a fare altre cose.

Non che io non cucini, sia chiaro, lo faccio e ci metto anche dell’impegno, perché mi piace mangiare cibi sani e non precotti e perché sono molto attenta all’alimentazione di mio figlio. E poi mi piace sperimentare ricette nuove. Però cucinare non mi rilassa affatto come ad altre persone, io mi stresso proprio, le cose non mi vengono mai come vorrei, sono ipercritica, tendo a cuocere troppo, mi distraggo, e la maggior parte delle volte non sono soddisfatta come vorrei del risultato.

Tutto ciò si amplifica quando devo cucinare per altre persone, soprattutto se quello che produco deve essere presentabile a tutti, come nell’economia delle torte.

Il mio compagno risolve molto pragmaticamente con un “compralo già fatto”, che apparentemente potrebbe essere la soluzione più semplice ma in realtà non lo è affatto.

Come fai a presentarti ad una pletora di donne fiere dei loro manicaretti con dei piatti preconfezionati (che si capisce benissimo che lo sono) e subire il fuoco di fila dello scambio di ricette e complimenti reciproci? Come fai a non sentirti da meno?

Un uomo non lo può capire, a loro non è richiesto questo tipo di impegno, loro quando cucinano è perché vogliono farlo, gli piace farlo, si rilassano, si divertono, non perché devono farlo per la famiglia o per finanziare un’attività per la quale preferirei mille volte aprire il portafoglio piuttosto che il forno.

Gli uomini quando scelgono di cucinare per mestiere diventano chef stellati, le donne invece se vogliono trasformare la loro passione in professione ad altissimi livelli incontrano mille difficolta, e al massimo si concede loro di gestire la trattoria della Sora Lella.

Quindi, tornando al mio rapporto con la cucina, siccome non accetto di me l’idea di non saper cucinare perché vigliaccamente mi sembrerebbe di essere una donna a metà, ogni tanto mi cimento a fare la piadina, la sfoglia, il ragù, l’arrosto, e tutti i vari piatti della tradizione romagnola solo per pensare di me che sono in grado di farli.

Oltre alla questione dell’autofinanziamento e del risvolto culturale del sapere cucinare o meno per una donna, c’è anche un altro aspetto economico legato alla cucina, ovvero la scelta di comprare un prodotto già preparato, spendendo di più ma risparmiando tempo, piuttosto che prepararselo da sola.

Qui dopo vari esperimenti più o meno riusciti, sono giunta concretamente ad una conclusione, ovvero:

  • se posso acquistare sul mercato i prodotti con una qualità migliore di quella che avrei facendola io (tipo i cappelletti e la pasta sfoglia in generale), allora li compro.
  • se invece sul mercato non trovo qualcosa che soddisfa il mio gusto (tipo le verdure, la carne e il pesce), allora mi cimento da sola.

Perché alla fine penso che ognuno debba fare il mestiere che gli riesce meglio. Per tutto il resto c’è Mastercard. E non rompetemi le scatole.

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