Scroll Top

Cum Grano Salis

Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

LE DISCOTECHE RIAPRONO VERAMENTE?

Le discoteche riaprono veramente?

 

L’11 febbraio 2022 hanno riaperto le discoteche. In 24 mesi hanno lavorato 2 mesi al 50% di capienza. Si stima che su 5.200 discoteche che operavano prima del Covid 1.000 non riapriranno.

Con la pandemia  si sono persi 30.000 posti di lavoro in 2 anni, in un settore che era già stato messo a dura prova dai cambi delle abitudini sociali e dall’apertura dei locali in spiaggia.

 

C’ERA UNA VOLTA LA RIVIERA ROMAGNOLA

Da Romagnola verace ho passato buona parte della mia vita frequentando i locali da ballo, in particolare dagli anni 80 in poi.

A quel tempo il sabato sera era normale andare in discoteca e c’era l’imbarazzo della scelta perché ce n’erano per tutti i gusti e tutte le età, fra le più belle d’Italia.

La spiaggia alla sera era un tabù, gli ingressi erano sbarrati, non si poteva andare. Erano gli anni dell’eroina e chi andava in spiaggia lo faceva per bucarsi o per fumare le canne, e la mattina rischiavi di calpestare una siringa mentre passeggiavi sul bagnasciuga.

E così fino al 2005, quando l’economia della notte era ancora basata sui locali da ballo. Poi è arrivato il declino.

Nel corso degli anni ho visto popolarsi sempre di più la spiaggia con ristoranti aperti e balli sulla sabbia fino a notte tarda. Una concorrenza sleale visto che i costi delle discoteche sono molto più elevati, ma andava incontro ai mutati costumi sociali soprattutto della fascia di età fra i 25 e 40 anni, perché fra i giovanissimi alle prese con le prime uscite e i primi amori la discoteca difficilmente passerà di moda.

 

IL COLPO DI GRAZIA DELLA PANDEMIA

Il Covid ha dato il colpo di grazia ad un settore già in affanno che ormai rimane in piedi grazie agli irriducibili estimatori.

A mio parere c’è stata pochissima attenzione da parte del Governo verso un settore considerato di serie B, non ritenuto essenziale. Peccato che a volte quello che sembra meno essenziale è più importante dell’essenziale. Lo dimostrano i danni psicologici che ci ha lasciato l’isolamento e il distanziamento sociale.

E’ evidente che nel pieno della pandemia non si potevano lasciare aperti i locali, vista l’elevata quantità di contatti umani che comporta la discoteca. Tuttavia andavano previsti dei meccanismi di compensazione economica nel momento in cui per motivi di salute pubblica veniva imposta la chiusura di alcune attività.

I contributi in 24 mesi hanno inciso per meno del 10% dei costi. Inoltre su 5.200 imprese iscritte alla Camera di Commercio con codice Ateco “discoteche e simili” ce ne sono 2.100 per le quali l’attività non è prevalente. Queste sono state dimenticate dai ristori.

 

IL TASSO DI RICHIO PANDEMICO

Come ho scritto in un precedente post non possiamo escludere che in futuro possano accadere altre pandemie. E’ necessario prevedere per quelle attività “ad alto rischio pandemico” un sistema di sostegni da mettere in atto in automatico non appena si verifica la necessità di “stringere i rubinetti” dei contatti fra umani.

Non c’è dubbio che prima di aprire una discoteca o un’attività nel campo dell’intrattenimento un imprenditore ci penserà su due volte se le prospettive sono quelle attuali.

Aggiungerei che il settore andrebbe agevolato con l’abolizione dell’imposta sugli intrattenimenti, ma nello stesso tempo andrebbe anche maggiormente controllato. Se per coprire i costi e “fare legna” i gestori fanno entrare molte più persone di quelle che la struttura consentirebbe si pongono problemi legati alla sicurezza.

Il pressapochismo, l’improvvisazione, la mancanza di cultura d’impresa hanno contribuito a distruggere un settore dove si è tollerata l’evasione fiscale e la mancanza di adeguate misure di sicurezza. Tutto ciò ha penalizzato le attività regolati a favore di quelle abusive, non autorizzate per il ballo e che non pagano la Siae. E ora tutti ne pagano lo scotto.

 

DOVE SI BALLA

Il bisogno di ballare e connaturato all’essere umano. Con le discoteche chiuse sono nate situazioni di ballo “clandestine”, sino ad arrivare alla platea del Festival di Sanremo che quest’anno ha mostrato prepotentemente la voglia di ricominciare a muoversi al ritmo di musica.

Se non aiutiamo questo settore non lamentiamoci se i nostri figli si rifugiano nel mondo virtuale. Siamo animali sociali, abbiamo bisogno di contatto fisico e di corporeità. Lo Stato dovrebbe incentivare modi e luoghi idonei e organizzati per dare libero sfogo alla nostra fisicità. Luoghi sicuri e tutelati, facendo pagare le giuste tasse senza permettere situazioni che possono metterci a rischio.

 

Forse ti può interessare anche:

ABITUIAMOCI AL TASSO DI RISCHIO PANDEMICO

“CHISSA’ QUALI INTERESSI ECONOMICI CI SONO DIETRO”

Seguimi anche su

Instagram – Tik Tok – Lindekin