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Cum Grano Salis

Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

HAI GIA’ INTEGRATO LA TUA PENSIONE?

Integrare la pensione

 

“La pensione di scorta è diventata necessaria” “Della pensione conviene occuparsene da giovani” “La pensione si vince giocando d’anticipo”. Sono soltanto alcuni dei titoli che mi capita di leggere sui giornali e che caldeggiano l’occuparsi del proprio futuro previdenziale abbondantemente per tempo.

I motivi si conoscono: si è passati da anni di grande generosità a fasi di strette reiterate e ravvicinate imposte dalla tenuta dei conti pubblici, dalla crisi economica e dalla necessità di avere un equilibrio fra contributi e prestazioni.
Le agevolazioni fiscali, i fondi pensione di categoria e la nascita della COVIP (l’autorità che vigila sui fondi pensione) sono soltanto alcuni degli strumenti messi in campo dallo Stato per cercare di convincere i cittadini che, non potendo più farsi carico del futuro pensionistico di tutti, è meglio che chi può inizi ad arrangiarsi da solo, integrando lo scarso assegno pensionistico che (forse) percepirà in futuro con qualcosa di diverso.
Ma malgrado i ripetuti moniti le persone di 30 anni ancora non si preoccupano abbastanza di fare per tempo la scelta giusta, continuando ad essere diffidenti verso le forme di previdenza complementare, mentre psicologi ed economisti comportamentali stanno cercando di capire il perché.
Io che di anni ne ho più 30 ma meno di 60 (quando ormai non avrò più tempo per rimediare alle leggerezze del passato), mi sto ponendo il problema solo ora ma, a conferma di tutti i sondaggi e di tutti i timori degli esimi psicologi, proprio non ci riesco a pianificare per tempo il mio futuro pensionistico.
Non ce la faccio perché non ho ancora deciso cosa farò da grande in un’età in cui mia mamma iniziava a fare il countdown degli anni che le rimanevano per smettere di lavorare, mentre io penso che la mia vita lavorativa potrà cambiare ancora molte volte, perché il mondo ormai gira così e perché per carattere tendo a cambiare poco ma ho il bisogno vitale di pensare che in ogni momento posso dare una svolta alla mia vita.
Non mi sono neanche decisa ad aderire al fondo pensione complementare del commercio, anche se potrei usufruire del versamento integrativo dell’azienda, perché “non si sa mai”. E se fra un anno volessi licenziarmi e avviare un allevamento di insetti? Cosa farei delle somme accumulate nel fondo pensione integrativo?
Perché il problema a mio avviso è che malgrado ci sia una certa elasticità (e una discreta convenienza fiscale) i fondi integrativi mantengono comunque dei vincoli nella possibilità di utilizzo del denaro. I soldi rimangono “intrappolati” e si riprendono solo una volta maturati i requisiti di accesso alla pensione obbligatoria, e possono essere anticipati solo a determinate condizioni. Ma mi rendo conto che se non ci fossero queste condizioni rimarrebbero esposti alla tentazione di utilizzare anzitempo le somme accantonate e non ci sarebbe molta differenza rispetto al “fai da te”.
Un dilemma che potrebbe essere risolto con una maggiore flessibilità nelle risorse accantonate presso l’INPS. Invece, per motivi più ideologici che economici, l’INPS non accetta contributi aggiuntivi o versamenti volontari, mentre tollera perfettamente che il cittadino li vada a dare ad un privato. Nello stesso tempo la previdenza pubblica non permette neanche di andare in pensione quando si vuole con i contributi maturati sino a quel momento, pochi o molti che siano, perché altrimenti il sistema rischierebbe il collasso.
Quindi, non essendomi ancora decisa ad affidarmi alla pensione integrativa, cerco di fare ciò che non consiglierei neanche al mio migliore amico ovvero la cosa che a noi italiani riesce meglio: il risparmio. Nell’attesa di non si sa che cosa e con rendimenti che sfiorano il ridicolo ma questo è il prezzo da pagare per la libertà di poter cambiare idea.
Però ad un giovane che inizia a lavorare adesso non so che cosa consiglierei. Quante volte ho sentito dire dalla mia generazione “Se mi lasciassero in busta paga i contributi saprei io cosa farne, altro che darli all’INPS!” per poi rendermi conto che in realtà è meglio che ci sia qualcuno che mi obbliga a fare una certa cosa perché, pur essendo finanziariamente “evoluta”, quando si parla di previdenza ho i miei limiti e soprattutto i miei blocchi psicologici, che poi sono quelli che ci fregano nel nostro rapporto con il denaro.
Forse un giovane che sa in partenza che non potrà mai fare affidamento sulla pensione pubblica sarà più bravo di me che ho ancora il retaggio di una pensione che se continua così fra poco non esisterà più.
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