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Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

CHI DETIENE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO?

Aggiornato il 4 luglio 2023

Guarda la puntata su Youtube (Chi detiene il debito pubblico italiano)

Chi detiene il debito pubblico italiano?

 

Quando si parla di debito pubblico italiano la prima domanda che ci facciamo è “Debito verso chi?”

In effetti sapere chi detiene il debito pubblico italiano (5° al mondo per rapporto con il PIL) è importante innanzitutto per capire a chi paghiamo gli interessi.

Inoltre le conseguenze cambiano in base al creditore perché chi detiene il debito pubblico di un paese ha il coltello dalla parte del manico.

 

Chi detiene il debito pubblico italiano?

 

Dal grafico elaborato da Abi su Dati Banca d’Italia per il periodo 2014-2019 emerge chiaramente che sino al 2019 il debito pubblico era detenuto da:

  1. Banche Centrali – BCE – Bankitalia 19,5%
  2. Banche di credito ordinarie, assicurazioni e fondi investimento italiani 45,9%
  3. Famiglie e imprese italiane 5,8%
  4. Investitori esteri 28,8%

Con l’incremento del debito nel 2020 a causa della pandemia gli equilibri si sono leggermente modificati, ma è stato a partire dal 2023 che le proporzioni hanno iniziato a subire un cambiamento significativo a causa dell’aumento dell’inflazione.

In ogni caso più della metà del debito pubblico italiano rimane saldamente nelle mani del settore privato italiano cioè banche, assicurazioni e fondi + famiglie (B+C).

 

Questo grafico mostra la composizione del debito pubblico nel 2019

Chi detiene il debito pubblico italiano?

A) IL DEBITO IN MANO ALLE BANCHE CENTRALI

La parte di debito in mano alle banche centrali è in assoluto una delle parti più contrastate perché ogni tanto viene lanciata l’idea della sua “cancellazione” o “sterilizzazione”.

Che significa?

Significa che le banche centrali non sono creditori qualunque perché è come se la mano sinistra dovesse dare dei soldi alla mano destra.

La cancellazione del debito o la conversione in un debito “a scadenza infinita” è altamente improbabile per l’opposizione dei paesi più virtuosi. Tuttavia se la banca centrale continua a detenere il debito all’infinito rifinanziandolo ad ogni scadenza quella parte di debito è come se non ci fosse.

La sostanza cambia se le banche centrali decidono di diminuire la quota di debito in loro possesso attraverso la vendita o il mancato rinnovo dei bond.

Per un lungo periodo questa prospettiva non c’è stata a causa del cosiddetto “Quantitative easing” che prevedeva l’acquisto di titoli di Stato per immettere nuovo denaro e stimolare la circolazione della moneta. Ma partire dal 1 luglio 2022 questa politica è stata abbandonata dalla BCE che piano piano ha ridotto la quota di titoli dei paesi, pertanto i singoli stati sono dovuti correre ai ripari per evitare di aumentare la parte del proprio debito in mani straniere.

 

B) IL DEBITO IN MANO A BANCHE, ASSICURAZIONI E FONDI DI INVESTIMENTO ITALIANI

Questa parte di debito vede fra i principali detentori il Gruppo Poste Italiane seguito da Generali.

Con l’aumento dell’indebitamento legato al Covid c’è stato uno sforzo da parte del settore bancario a sostenere la nostra economia comprando altro debito.

Questo sforzo ha comportato timori che l’allargamento dello spread possa portare impatti sui bilanci aumentando i rischi delle banche in caso di default.

D’altra parte sottoscrivendo nuovo debito le banche hanno acquistato potere contrattuale verso lo Stato che non sappiamo se e come verrà sfruttato in futuro.

 

C) IL DEBITO IN MANO ALLE FAMIGLIE

L’altra parte del debito pubblico che provoca molte discussioni e la quota in mano alle famiglie. Spesso sentiamo dire che il debito è in mano agli italiani ma in realtà solo una piccola parte del debito pubblico italiano è direttamente in mano a famiglie e imprese italiane.

Se agli inizi degli anni 90 la percentuale era superiore al 50% negli ultimi anni si era ridotta sino 5,8% a causa degli interessi sempre più bassi offerti dai titoli di Stato. Il debito nazionale nel tempo è uscito dalle tasche dei “Bot people” per entrare in quelle, meno spontanee, delle istituzioni finanziarie italiane e della Bce.

Negli ultimi mesi a causa dell’aumento del tasso di inflazione e delle emissioni di titoli di Stato con tassi di remunerazione interessanti come il BTp Italia e Futura, c’è stato un ravvicinamento di famiglie e piccoli investitori domestici ai titoli di Stato.

A febbraio 2023 la quota in mano ai piccoli risparmiatori era salita all’8,9%. Questo consente allo Stato di ridurre la volatilità nel mercato perché le famiglie italiane tendono a tenere il debito pubblico in portafoglio sino alla scadenza.

Titoli di Stato in mano alle famiglie

D) IL DEBITO IN MANO AGLI INVESTITORI ESTERI

Il debito in mano agli investitori esteri si aggira intorno al 26,90% (fino a qualche anno fa superava stabilmente il 30%) La metà dei detentori esteri di Btp sono hedge fund, fondi pensione e assicurativi e altri gestori. Questi creditori hanno un approccio molto dinamico e solitamente non tengono i titoli in portafoglio fino alla scadenza ma li vendono non appena il mercato si gira. Più è alta la quota di debito pubblico in mano a soggetti stranieri più il rendimento del debito pubblico è esposto alle influenze dei mercati.

Non appena i prezzi salgono in misura consistente questi fondi si liberano dei nostri titoli di Stato facendone risalire i tassi.

 

Volendo riassumere i punti chiave di ogni creditore possiamo osservare che:

  1. Il debito in mano alle banche centrali, se viene continuamente rifinanziato, è come se non esistesse. Sono solo le variazioni rispetto alla quota detenuta che hanno un impatto significativo;
  2. Il debito in mano a banche e assicurazioni italiane espone i loro bilanci ad un rischio di oscillazione tassi o di default ma fornisce loro un potere contrattuale nei confronti dello Stato;
  3. Il debito in mano alle famiglie è quello più conveniente per lo Stato perché le famiglie tendono a tenere i titoli sino alla scadenza e questo rende più stabili i prezzi. Ma con i tassi di interesse attuali questa quota negli ultimi anni si è molto ridotta;
  4. Il debito in mano a soggetti esteri espone il paese ad influenze esterne e a variazioni di prezzi legate a speculazioni.

 

 IL DEBITO PRO-CAPITE

Nella Savana ogni mattina una gazzella si sveglia e sa che durante la giornata deve correre se non vuole essere mangiata dal leone.

In Italia ogni bambino che nasce nel 2023 ha già sulle sue spalle un debito di circa 47 mila euro e che durante la vita deve correre per cercare di coprirlo, rinunciando a molti servizi, faticando a trovare lavoro e andando in pensione molto tardi.

Quando mai riusciremo a trasformarci da gazzelle in leoni?

 

 

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% Commenti (2)

Maurizio Serafini

Complimenti per la breve ed esaustiva analisi. Incrementare il peso di famiglie ed imprese italiane nella detenzione di titoli di stato è corretto ma per farlo dovremmo tornare alla esenzione dei rendimenti su tali titoli ma aggiungo con un correttivo, esenti solo per chi ha la residenza in Italia. Certo ne trarrebbero vantaggio anche le banche italiane, per loro potrebbe esserci un correttivo basato sul tempo di detenzione o sulla parziale esenzione dei rendimenti dalla tassazione.

Grazie per i complimenti 😊😊 Sì la leva fiscale e i correttivi possono aggiustare il tiro. Io credo che per lo Stato però questa operazione abbia un costo elevato e al momento le risorse preferiscono destinarle ad altro ed è un vero peccato. Sarebbe bello riprenderci il nostro debito

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