Se anche tu hai la sensazione costante che ti manchi sempre il tempo per fare le cose sappi che c’è un motivo “economico” per il quale ciò accade, che non dipende dalla tua volontà ma da come è congegnata la società consumistica occidentale.
Cercare di avere più tempo, comprarlo con il denaro, è diventata la nostra principale esigenza, tanto che sono molte le aziende che prosperano sulla promessa di aiutarci a eliminare o accelerare le faccende noiose.
Ma risparmiare tempo in questo modo non è possibile perché tutti noi sperimentiamo sulla nostra pelle la spinta a riempire quel tempo liberato con altre cose da fare.
Il motivo per cui il tempo recuperato non ci appartiene è perché ce lo stanno erodendo in tutti i modi.
Ti dico sei cose che devi sapere per fare pace con la cronica mancanza di tempo.
1) L’INCAPACITA’ DI SCEGLIERE
Il tempo liberato spesso si riempie solo di più cose da fare. Ci lamentiamo della mancanza di tempo ma nella storia umana non ne abbiamo mai avuto così tanto a disposizione.
Il vero problema è la nostra incapacità di scegliere fra le tante opportunità che abbiamo. La mancanza di tempo è semplicemente il prezzo che paghiamo per un numero maggiore di offerte alle quali non vogliamo rinunciare.
La maggior parte della nostra frenesia quotidiana deriva dal fatto che non siamo pronti a rinunciare a qualcosa. Un po’ perché siamo biologicamente programmati per tendere sempre a qualcosa di migliore, e un po’ perché la nostra società vive proprio sulla necessità di suscitare bisogni e non di moderarli.
Paradossalmente più soldi abbiamo e più soffriamo la mancanza di tempo perché l’unico limite reale per soddisfare i nostri desideri diventa la giornata di sole 24 ore.
2) LA CRONOFAGIA E IL SONNO
Stiamo combattendo una vera e propria battaglia contro il consumismo che cerca di colonizzare in ogni modo le nostre ore libere, come quelle del sonno.
Chi guadagna sui contenuti legati all’intrattenimento ha sempre giocato in un campo delimitato da una parte dalle ore lavorative e dall’altra dal tempo dedicato al sonno. Il Ceo di Netflix nel 2017 ha dichiarato “Quando guardi uni spettacolo di Netflix e ne diventi dipendente rimani sveglio fino a tarda notte. Alla fine siamo in competizione con il sonno ed è una grande quantità di tempo”.
3) LE START-APP CHE CI FACILITANO LA VITA
Nella Silicon Valley il modo per fare fortuna è individuare un punto dolente della vita, ovvero uno dei piccoli fastidi della nostra quotidianità, e offrire un modo veloce per aggirarlo.
Uber elimina il “fastidio” di chiamare o fermare un taxi per strada, Apple Pay ci fa risparmia il tempo di raggiungere il nostro portafoglio e pagare in contanti (oltre a quello necessario per prelevarlo), la consegna di cibo a domicilio ci fa risparmiare il tempo di andarlo a procacciare fuori casa o cucinarlo.
La vita “liberata” in questo modo scorre più veloce, è vero, ma può lasciare spazio alla possibilità di altri “ladri di tempo” di agire indisturbati, come ad esempio le piattaforme social che ci trastullano mentre siamo nullafacenti mentre in realtà stiamo lavorando gratuitamente per loro.
Ma volte la ruvidità della vita è proprio ciò che le dà sapore.
Quando il processo diventa più semplice viene prosciugato del proprio significato. Mandare una foto tramite whatapp ad un amico da una località di vacanza non ha lo stesso sapore di una cartolina comprata da un tabaccaio, scritta a mano e imbucata. Oggigiorno quello che ci appaga veramente dal ricevere una cartolina o una foto stampata è il tempo che quell’amico ha dedicato a noi facendo un gesto diventato scomodo.
Abbiamo smesso di impegnarci in attività “pregiate” a favore di altre più conveniente. Abbiamo recuperato tempo ma abbiamo perso in relazioni, che sono fondamentali per la nostra salute fisica e mentale.
Le nuove generazioni probabilmente non riescono neanche a coglierne il senso di ciò che abbiamo dovuto cedere in cambio di una vita più comoda e veloce, perché non conoscono l’impegno temporale ed emotivo per metterle in atto.
Possono restare a casa e ordinare il cibo guardando Netflix tutta la sera anche se quella sera forse si sarebbero divertiti di più uscendo a cena con gli amici. Ma la prima opzione è quella più semplice da mettere in atto. Se ordinare una pizza con un cellulare richiede pochi istanti, tutto ciò che conta davvero nella vita richiede più tempo di quanto vorremmo, generando stati di noia, frustrazione e demotivazione.
In una società complessa e faticosa da vivere le sirene della “convenienza” risuonano molto forti. E tutti quegli aspetti della vita che resistono ad essere “facilitati” iniziano a diventare troppo fastidiosi. Perché devo fare la fila alla cassa, togliere le cose del carrello e poi rimetterle? Come mai non hanno inventato un modo per togliermi questo fastidio?”
4) LA BUROCRAZIA
Con il passaggio dei dati cartacei in database digitali avremmo dovuto liberarci dalla schiavitù della carta e avremmo dovuto guadagnare tempo prezioso attraverso la digitalizzazione. Invece sono raddoppiati tempi e costi. Perché?
– alcuni apparati non sono stati in grado di fare questo passaggio per cui richiedono ancora i documenti sia in formato elettronico sia in formato cartaceo;
– i documenti sono diventati pieni di clausole e postille, sempre più complicati da decifrare e pieni di firme e controfirme per tutelare la privacy, non si è capito di chi;
– la digitalizzazione in molti casi è stata fatta senza tenere conto delle esigenze dell’utente finale, per cui è diventato normale addentrarsi nei meandri di password, autentificazioni a due fattori, passaggi tortuosi complicati dalla lentezza della connessione, utilizzo del telefono in abbinata al pc, link che non funzionano o impossibili da trovare.
In pratica siamo diventati amministrativi di noi stessi e segretari part time, sia nel campo del nostro lavoro sia nella nostra esperienza di cittadini, e nessuno ci paga per questo.
Le persone anziane che non hanno un figlio, un nipote o un vicino di casa che li aiuta con la burocrazia e la tecnologia sono tagliati fuori dalla vita sociale.
A fronte di un maggior controllo sui cittadini la digitalizzazione in molti campi non ha portato i benefici sperati. Anziché semplificarci la vita è diventata più complicata di prima. Era questo il mondo che volevamo?
5) LA VITA ACCELLERATA
La sensazione di essere senza fiato e di non riuscire a tenere dietro a tutti i propri impegni si sta espandendo a macchia d’olio.
Il ritmo di vita è sempre più veloce e le persone rivolgono la loro attenzione a durate di tempo sempre minori, come i pochi secondi di un reel di Instagram o di un video su TikTok.
Quanto più un paese è industrializzato e quanto più individualisti sono i suoi cittadini, tanto più alto è il ritmo di vita.
Oggi Tokyo è considerata la città più veloce al mondo. Non ci si dà appuntamento alle 20 ma alle 19,50 e si arriva all’ora esatta.
Quando in una comunità si afferma un determinato ritmo diventa poi impossibile diminuirlo. Non appena gli esseri umani si abituano ad una velocità non se ne lasciano più distogliere e attendono che tutti gli altri seguano. Il ritmo diventa la norma.
Quando un apripista impone un ritmo superiore gli altri si adeguano. L’accelerazione termina quando rimangono indietro un numero di persone tale che rimane da fare la maggiore parte del lavoro. Nessuno vuole restare indietro. Così la fretta diventa un’epidemia fino a quando i primi non cedono.
L’accelerazione del ritmo non porta da nessuna parte perché dedichiamo sempre meno tempo a ogni stimolo e ci orientiamo subito verso la prossima informazione o casa da fare. Ma in questo modo l’attenzione diventa incostante e mutevole e la concentrazione cala. Ci vorrebbe più tempo per elaborare le informazioni, invece la marea di impressioni che riceviamo ci portano ad uno stato di continua stimolazione e ci fanno sentire vivi.
Questo è il motivo per cui non possiamo farne a meno, il fatto di sentirci vivi, oltre al disagio sociale di rimanere indietro. La vita accelerata ci fa consumare più beni e servizi e molti non hanno interesse a fermare questo meccanismo, del quale siamo tutti vittime.
6) COMPRARE IL TEMPO CON IL DENARO E VICEVERSA
L’acquisto di un prodotto o un servizio spesso corrisponde allo scambio fra il denaro che spendiamo e il tempo che guadagniamo, come ad esempio il biglietto “salta fila”.
In questo modo i più ricchi possono pagare per risparmiare tempo e tutti gli altri possono risparmiare denaro a fronte di un’attesa più lunga.
Ma in questo modo il consumatore diventa un giacimento di minuti e di denaro. Nel capitalismo moderno il tempo guadagnato, l’intervallo e il tempo morto diventano occasioni di consumo.
Molti lavoratori iniziano a prestare più importanza alla quantità di ore lavorate e sono disposti a barattare uno stipendio inferiore per avere maggior tempo libero a disposizione. Ma se non nasce una cultura e una consapevolezza del tempo libero che ci aiuti a valorizzarlo interiormente, finirà che qualcun altro se ne approprierà cercando di venderci qualcosa, a fronte di uno stipendio inferiore che abbiamo accettato per avere più tempo.
Per concludere, se non vogliamo vivere nella falsa illusione di riuscire a trovare più tempo per noi stessi e per le cose che ci piacciono, dobbiamo capire i meccanismi economici e psicologici che rendono così difficile questa ricerca, altrimenti finiremmo solo per colpevolizzarci procurandoci ulteriore stress.
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Questo post è stato ispirato dalla lettura di tre libri legati al tempo che mi hanno colpito particolarmente fra i tanti che ho letto sull’argomento. Se anche tu sei attratto da questo tema ti consiglio di approfondire l’argomento leggendo:
- “Il tempo. La sostanza di cui è fatta la vita” di Stefan Klein
- “Cronofagia. Come il capitalismo depreda il nostro tempo” di Davide Mazzocco
- “Four Thousand Weeks: Time Management for Mortals” di Oliver Burkeman (disponibile solo in inglese)