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Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

4 MOTIVI PER CUI IL LAVORO DELL’INFLUENCER E’ SOPRAVVALUTATO

4 MOTIVI PER CUI IL LAVORO DELL'INFLUENCER E' SOPRAVVALUTATO

 

Se c’è un lavoro che nell’immaginario collettivo è sopravvalutato è quello dell’influencer.

Ci sono migliaia di giovani che ambiscono a intraprendere questa professione pensando che porti guadagni facili. Salvo poi rendersi conto che non è affatto vero, che non tutti riescono, che per distinguersi è necessario impegno, personalità e attitudine e che la maggior parte di chi prova fallisce miseramente.

Ma è ancora opinione diffusa che quello dell’influencer non sia una vera e propria professione. Spesso chi lo pensa vede solo la punta dell’iceberg, ignorando tutto quello che ci sta sotto.

 

DIFFERENZA FRA INFLUENCER E CREATOR

Ma mano che la professione si evolve stanno arrivando sui social nuovi soggetti, anche professionisti, imprenditori e artigiani, e si comincia a fare distinzione fra Influencer e creator.

Normalmente per influencer si intende chi promuove prodotti mostrando la propria via e per content creator chi crea contenuti facendo divulgazione o attivismo.

C’è anche chi attraverso i social promuove il proprio business on line o che vende i proprio prodotti. E chi ha iniziato a creare un proprio business quando aveva già costruito un personal brand molto forte sui social.

E’ un mondo molto variegato e con l’evoluzione della specializzazione le differenze fra le varie figure saranno sempre più marcate.

Ma veniamo ai punti per i quali ritengo che quello dell’influencer sia un lavoro sopravvalutato.

 

1) IL RISCHIO DI IMPRESA

Mostrare sé stessi e la propria vita per promuovere prodotti senza veicolare contenuti o avere cose interessanti da dire è molto rischioso.

Significa concentrare tutto il proprio business sul proprio brand, su sé stessi, i propri figli, la propria vita e la propria immagine.

Il mondo dei social però è molto volubile. Basta dire una frase sbagliata o compiere un’azione dubbia (vedi Chiara Ferragni) e il web ti si ritorce contro, anche perché gli haters sono sempre in agguato pronti ad affossare chi è oggetto di invidia sociale.

Il rischio di impresa pertanto è altissimo, ben più alto di quello di un’azienda che offre qualcos’altro oltre alla propria reputazione. Qui invece c’è solo quella. Se il personal brand è basato sullo storytelling della propria vita il fallimento personale coincide con il fallimento del prodotto.

Basta una foto con meno like del solito perché si generino insicurezza e frustrazione. Il riscontro virtuale diventa il parametro del proprio valore e ha un forte impatto sulla salute mentale, in positivo e in negativo.

 

2) L’INFLUENCER E’ UN AGENTE DI COMMERCIO

Gli influencer fondamentalmente sono agenti di commercio, quelli che una volta venivano comunemente chiamati “piazzisti”.

 Lo ha stabilito il Tribunale di Roma che con una sentenza del 4 marzo 2024, affermando che “l’influencer che promuove stabilmente e con continuità in rete i prodotti di un’azienda, ricavandone un compenso, è inquadrabile come agente di commercio. Il Tribunale ha dato ragione all’Enasarco, la cassa previdenziale degli agenti di commercio, che ha preteso la riscossione dei contributi a seguito di un accertamento ispettivo su un gruppo di influencer. La zona di operatività è considerata la “comunità dei follower”.

Anche se condito da uno stile di vita lussuoso o da una narrazione divertente e accattivante di fatto l’influencer propone e vende prodotti di un’impresa.  Concettualmente non vedo molta differenza rispetto ad un agente plurimandatario, professione che normalmente non è in cima alla lista dei lavori desiderabili.

 

3) L’UTILIZZO DEI FIGLI PER IL PROPRIO BUSINESS E’ PERICOLOSO

Molti influencer, nel raccontare la propria vita, utilizzano i figli mostrandoli spudoratamente sui social.

E’ ampiamente dimostrato che sia una pratica pericolosa perché le immagini finiscono molto frequentemente nel dark web o nei gruppi Telegram.

Inoltre c’è un problema di consenso da parte dei minori, e mi aspetto che diventati maggiorenni ci saranno sempre più figli che faranno causa ai genitori per danno di immagine.

Essendo un campo ancora non sufficientemente normato, è solo questione di tempo ma prossimamente verranno messi paletti sempre più stringenti, limitando il business di tanti influencer che sfruttano l’immagine dei propri figli per monetizzarla.

 

4) L’AVVENTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SPARIGLIERA’ LE ACQUE

Con l’intelligenza artificiale nel giro di pochissimo tempo cambierà il modo di fare i contenuti.

Sarà più semplice creare testi, immagini, video e sarà sempre più difficile distinguerli da quelli reali.

La personalità dell’influencer e la sua capacità di attrarre e di emozionare farà sempre di più la differenza, però si abbasseranno i “costi in entrata” in questo modello di business e la competizione sarà ancora più spietata.

Gli influencer dovranno competere con influencer virtuali e con chi non avrà bisogno di recarsi fisicamente in posti da sogno per promuovere un prodotto perché capace di promuoverlo attraverso la grafica di un computer. In pratica gli influencer dovranno competere con i grafici.

 

COSA CI ASPETTA IN FUTURO?

In futuro con tutta probabilità ci sarà una maggiore regolamentazione della professione e una perdita di attrattività da parte di chi si renderà conto che, fra normative stringenti, concorrenza elevata, livello di stress molto alto probabilmente non varrà la pena.

Si parlerà sempre di più degli svantaggi di questa professione piuttosto che dei vantaggi e verrà vista per quello che è: un lavoro come un altro dove riesce chi si impegna ed è portato mentre la maggior parte delle persone farà meglio a scegliere professioni più affini alla propria personalità sperando che smettano di rosicare inutilmente.

 

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