Ero ancora laureanda in Economia e Commercio quando nel 1993 iniziai a girare l’Italia con un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna per andare a formare coloro che lavoravano nelle Unità Sanitarie Locali, che per la prima volta sentivano pronunciare la parola “azienda” applicata alla loro realtà.
Bisogna prendere atto che il tempo del “tutto a tutti” è tramontato e lo scenario plausibile che si propone è quello di parametrare l’assistenza al benessere individuale. Le classi vulnerabili dovranno necessariamente rivolgersi al SSN che fornirà un’assistenza di base che molte volte non è un eccellenza e con tempi di attesa molto lunghi. Chi se lo può permettere è già scappato verso direzioni diverse, sostenendo oneri di tasca propria recuperati spesso tramite fondi integrativi, in un sistema “all’americana”. Personalmente devo dire grazie al fondo integrativo contrattualedel commercio che mi ha permesso in questi anni di rivolgermi con tranquillità a professionisti e a strutture private, rimborsandomi buona parte del costo.