Si parla tanto in questi giorni degli africani che giungono sulle sponde del nostro paese attraverso i barconi sfidando un impervio destino, e io mi domando continuamente da che tipo di situazione sfuggono visto che sono disposti a rischiare la vita pur di andarsene dai loro paesi.
E mi rendo conto che io dell’Africa non so veramente un tubo.
Mentre per l’Asia e per l’America ho un’idea di quali sono gli Stati, di come sono posizionati geograficamente, e di quali sono le condizioni di vita della popolazione perché ne ho sentito parlare da numerosi racconti di viaggio, dalla tv o dai libri, per quel che riguarda l’Africa ho una vaghissima idea della geografia degli Stati che la compongono e ancora meno di quale sia la reale situazione delle popolazioni che ci vivono. Le poche informazioni che ho mi sono arrivate da chi ci è stato in vacanza e non credo proprio che rappresentino la reale situazione del continente.
Come me credo che ci siano tante altre persone nella mia situazione perché per molti di noi l’Africa rimane il continente HIC SUNT LEONES, ovvero del quale si sa poco se non del fatto che ci sono i leoni.
Nella mia ignoranza mi indignavo molto nel vedere i neri che chiedono l’euro del carrello davanti al supermercato mentre parlano al cellulare. Ma come! Ma se non hai un soldo da sbattere nell’altro come fai a permetterti il telefono cellulare? Allora mi prendi in giro!
Leggendo il libro di Alec Ross “II nostro futuro – Come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni” mi sono stupita ancora di più nell’apprendere che in Africa il tasso di diffusione dei cellulari è altissimo e che negli ultimi anni l’espansione della telefonia mobile ha avuto un ritmo tre volte superiore alla media mondiale. In pratica è stata saltata tutta la fase della telefonia fissa e si e passati direttamente a quella mobile.
Pur di mantenere i propri telefoni molti africani rinunciano ai pasti oppure percorrono le distanze che li separano dai luoghi di lavoro a piedi, invece di usare i mezzi pubblici.
Il cellulare rappresenta la possibilità per i componenti delle famiglie di rimanere in contatto fra di loro se vengono evacuati dai villaggi o se lasciano il proprio paese. Un tempo sarebbero occorsi mesi o anni per riunire una madre o un figlio separati da un’incursione in un villaggio.
Ma la vera utilità che hanno i telefoni cellulari nel migliorare la vita quotidiana degli africani è il mobile-banking, la capacità cioè di gestire un conto bancario, inviare e ricevere denaro tramite un telefono cellulare. Non si tratta di un problema secondario: in quasi tutti i villaggi africani la banca più vicina dista decine se non centinaia di chilometri di strade difficili da percorrere, mentre tenere il proprio denaro in casa espone al rischio di furti e rapine.
Questo mi fa ben sperare che dove non arriva la democrazia, viste le tante faide interne fra tribù sempre in guerra fra di loro, possa arrivare l’economia. Gli operatori della telefonia mobile hanno sfruttato a proprio vantaggio la scarsa copertura del servizio fisso, mettendo in atto una strategia molto aggressiva di diffusione della rete cellulare. Grazie ai cellulari la moneta elettronica può superare le barriere nazionali ed effettuare i pagamenti avvicinando l’Africa ai mercati mondiali.
Ecco, quando mi dicono “Questa cosa non è possibile perché ci sono degli interessi economici troppo forti dietro (ad esempio dietro alle multinazionali del farmaco, o dietro a chi sfrutta le materie prime e le fonti energetiche) io di solito faccio presente che ci sono anche interessi altrettanto forti da parte di chi a qualche titolo vuole entrare in un determinato mercato scardinando lo status quo, le rendite di posizione o le barriere in entrata, e nulla da questo punto di vista può essere dato per certo e immutabile. A volte magari anche a favore di chi fino a quel momento è stato penalizzato. Troppa fiducia?
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