Aggiornato il 23 settembre 2024
Quante volte i dipendenti, pur agendo in buona fede, commettono illeciti convinti di favorire la propria azienda e di fare il loro dovere?
Accade più spesso di quanto si immagini, probabilmente a causa della radicata cultura italiana, che ci porta a credere che trovare soluzioni più o meno legali per raggiungere un obiettivo richiesto sia il modo migliore per svolgere il proprio lavoro.
L’IMPORTANZA DEI VALORI AZIENDALI
Chi si occupa di compliance aziendale e modelli organizzativi 231 lo sa perfettamente: lo Stato rinuncia a fare alcuni controlli sull’attività delle aziende demandandoli alle stesse affinché diffondano al proprio interno la cultura della legalità e della correttezza.
Fino a pochi anni fa, questo valore era tutt’altro che in voga. Oggi però, in tempi difficili, abbiamo capito che la tolleranza verso i comportamenti audaci altrui ha conseguenze su tutti noi.
Temi come la responsabilità sociale, il cambiamento climatico, il rispetto dell’ambiente, il rispetto delle regole sono saliti improvvisamente alla ribalta delle cronache. Se in passato era considerato astuto “fare i furbi”, ora per un’azienda avere dei valori da spendere al proprio interno e sul mercato è diventato premiante.
Questo accadrà ancora di più in futuro quando le persone non cercheranno più un posto fisso ma aziende alle quali vendere il proprio tempo in cambio della condivisione dei principi. Analogamente avverrà con i clienti, che insieme al prodotto o al servizio vorranno sentirsi partecipi anche dei valori dell’azienda.
COME SI OTTIENE LA CULTURA DELLA LEGALITA’?
Certamente la legge 231/2001 e l’adozione del modello organizzativo aiutano. Le procedure codificate non danno spazio all’immaginazione e la divulgazione del loro rispetto è un passo importante.
Ma l’animo umano sappiamo com’è fatto: fatta la legge trovato l’inganno. Puoi mettere tutte le procedure che vuoi ma solo trasmettendo i valori alle persone, creando l’attaccamento all’azienda, ai colleghi, alla squadra puoi evitare che vengano aggirate le procedure in buona o in cattiva fede.
Se un dipendente pensa che non battendo uno scontrino di 5 euro ha fatto il bene dell’azienda forse non ha capito che l’azienda prima di lui ha deciso qual è il proprio bene. E se l’azienda preferisce non avere un vantaggio fiscale immediato ottenuto con dubbi mezzi ma un vantaggio legale e reputazionale futuro solido e consolidato, forse è meglio che il dipendente cambi atteggiamento. O se ne vada.
LA LEGALITA’ NELLO STATO
Questo vale non solo per i dipendenti di un’azienda ma ancora di più per i cittadini di uno Stato. Spesso i cittadini sono i primi che si indignano contro i politici e gli amministratori perché rubano e poi alla prima occasione si “dimenticano di chiedere” lo scontrino o la fattura.
Nel rapporto fra Stato e cittadino ritengo che valga il processo contrario, ovvero se non si riesce a scardinare un sistema di clientelismo consolidato attraverso il voto bisogna iniziare a dare il buon esempio e a non tollerare più certi comportamenti truffaldini o superficiali chiedendo conto di come vengono spesi i nostri soldi.
Perché se nel rapporto con un’azienda noi siamo i dipendenti, in quello con lo Stato noi siamo gli azionisti, quindi le regole della legalità dobbiamo darle noi.
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