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Cum Grano Salis

Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

IL BILANCIO DI SOSTENIBILITA’: DAL MARKETING AL FINANCE

Il bilancio di sostenibilità: dal marketing al finance

La società si evolve e gli indicatori economico-finanziari si dimostrano sempre più inadeguati a rappresentare “il posto nel mondo” di un’azienda.

Per far fronte ai cambiamenti sociali la normativa europea nel 2014 stabilì che le società quotate e gli altri enti di interesse pubblico di grandi dimensioni avrebbero dovuto fornire informazioni non finanziarie ad integrazione dei bilanci contabili.

La Direttiva diede così l’avvio alla rendicontazione sulle tematiche ESG (Enverinonmental, Social, Governance) ovvero su ambiente, società e gestione dell’impresa, contribuendo a diffondere una maggior fruibilità e comparabilità delle informazioni non finanziarie nella società e rafforzando la fiducia tra imprese, cittadini, istituzioni pubbliche e finanziarie.

 

COSA CAMBIA DAL 2025

Recentemente il Parlamento Europeo ha fatto un ulteriore passo in avanti approvando a novembre 2022 una legge che estende l’obbligo di rendicontazione non finanziaria a molte più imprese rispetto a quelle attuali. Lo scopo è quello di aumentare la trasparenza in materia ambientale, sociale e di governance, e di contrastare l’abitudine di chi si dichiara “green”, “amico dell’ambiente”, “sostenibile”, “ecologico” senza avere il supporto di dati concreti.

In particolare dal 1 gennaio 2025 saranno soggette alla direttiva le società che per due esercizi consecutivi supereranno 2 dei 3 seguenti parametri:

  1. numero medio dei dipendenti = 250 unità;
  2. totale attività = 20 milioni di euro;
  3. ricavi = 40 milioni di euro.

Se gli Stati recepiranno la direttiva europea mantenendo le scadenze previste, fra due anni 50.000 aziende europee dovranno iniziare a misurare l’impatto della propria sostenibilità contro le 11.700 attuali.

 

ESSERE IN FILIERA CON CHI E’ OBBLIGATO A FARLO

 Il perimetro di rendicontazione si estenderà a tutta la catena del valore, inclusi i fornitori. Questo significa che anche le imprese che rimarranno escluse perché non rientranti nei limiti dimensionali dovranno comunque fornire ai loro fornitori le informazioni necessarie ai loro bilanci attrezzandosi per monitorare gli indicatori richiesti.

Le aziende coinvolte saranno così molte di più rispetto alla platea indicata: c’è chi lo farà per dare una cornice comunicativa solida al proprio processo di sostenibilità, chi perché in filiera con aziende tenute a farlo, chi per anticipare i futuri sviluppi normativi.

  

DALLE INFORMAZIONI NON FINANZIARIE AL BILANCIO DI SOSTENIBILITA’

Con la nuova legge non si parla più di “informazioni non finanziarie” ma di “bilancio di sostenibilità”. Per sostenibilità si intende “Soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future”

Cambia il nome ma cambia anche la sostanza perché nella reportistica andrà indicato il legame sostanziale fra l’informativa finanziaria e quella di sostenibilità.

A tale scopo viene introdotto inoltre il principio della doppia materialità che prevede la rappresentazione dell’impatto delle attività aziendali:

  • sull’ambiente e la società (impact materiality)
  • sulla situazione economica e finanziaria dell’impresa (finanzial matriality)

indicandone i collegamenti.

L’obiettivo è quello di ottenere un’effettiva integrazione fra i due tipi di informazioni e il loro impatto sul business aziendale.

  

DAL MARKETING AL FINANCE

L’informativa sulla sostenibilità avrà una sezione dedicata all’interno della relazione sulla gestione e dovrà essere certificata da un revisore. In questo modo il reporting sulla sostenibilità sarà sullo stesso piano di quello economico-finanziario.

Sostenibilità e profittabilità non saranno più due binari separati. La sostenibilità non si esaurirà in un bel libro rilegato a parte, redatto dall’ufficio marketing con tante belle foto a dimostrazione di quanto l’azienda è sostenibile.

Si dovrà procedere con la mappatura delle aree di business per cercare individuare, in base alle linee guida, quali sono gli indicatori che dovranno essere monitorati e dichiarati in base al tipo di attività che si svolge. Dopodiché si presenterà il problema della misurazione, che non sarà di poco conto.

Serviranno procedure per verificare e validare tutto quello che viene scritto, e le informative (ambientale/sociale e finanziaria) si mescoleranno sino a diventare un tutt’uno.

Il cerino passerà quindi nelle mani dell’area finance, con il proprio approccio contabile e la forma mentis di chi è abituato a rendicontare con i numeri. L’ufficio marketing eventualmente sarà a supporto per rendere l’informativa più chiara e accattivante.

 

IL BILNACIO DI SOSTENIBILITA’: OPPORTUNITA’ O COMPITINO?

L’ampliamento della platea dei soggetti obbligati è cosa buona e giusta ma, come succede spesso in questi casi, più ampli la platea e più corri il rischio che per molte aziende non sarà un’opportunità per farsi delle domande e per migliorare i processi, ma diventerà l’ennesimo compitino che verrà soddisfatto con un automatismo che estrapola quei quattro numeri che servono per ottenere la certificazione.

In attesa di capire come e quando la normativa italiana recepirà quella europea, sarebbe opportuno iniziare a porsi il problema delle competenze. Sono poche le figure formate su questi temi, nei consigli di amministrazione, fra i commercialisti e fra i manager aziendali. Invece serviranno competenze sempre più specifiche e qualificate per fare in modo che un obbligo possa trasformarsi in un’opportunità.

 

PERCHE’ TUTTO CIO’ INTERESSA tutti i cittadini?

I cambiamenti climatici, l’attenzione crescente ai diritti umani e dei lavoratori, la parità di genere, i cambiamenti sociali entrano nella vita aziendale. I cittadini, gli Stati, le comunità vogliono sapere come le aziende si pongono di fronte a queste grandi questioni e alle sfide che tutti quanti siamo chiamati ad affrontare.

Il capitalismo del futuro sarà sempre più chiamato a unire profitto e benefici per la società e l’ambiente per evitare che la crescita porti con sé lo sfruttamento delle risorse e l’incremento delle disuguaglianze, con il rischio dell’estinzione della razza umana.

E la signora Maria, prima di mettere un prodotto nel carrello della spesa reale o virtuale, vorrà conoscere sempre di più l’impatto sociale, ambientale ed etico del proprio acquisto.

 

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