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Cum Grano Salis

Riflessioni di una Contabile su temi Economici e Finanziari di MONICA VITALI

ATTENZIONE AI DATI CHE LASCI SU INTERNET

Attenzione ai dati che lasci su Internet

 

Abbiamo la consapevolezza dei dati e delle informazioni che lasciamo su Internet?

Non sempre, non tutti.

Ogni volta che accediamo ad un sito lasciamo una quantità di tracce impressionante. Spesso non ci rendiamo conto della preziosità delle informazioni che lasciamo e non facciamo abbastanza attenzione a quello che clicchiamo. Dopo tutto cosa ci interessa che qualcuno rintracci l’ID del computer con il quale ci siamo collegati ad Internet o la nostra posizione geografica in quel momento? Se questo è il prezzo da pagare per accedere ad un determinato servizio che ci viene fornito gratuitamente ci sembra poco importante dare in cambio qualcosa di noi.

Dietro a qualche innocente click o “accetto” che pigiamo sulla tastiera del computer o del telefono ci sono calcolatori potentissimi che con i loro algoritmi memorizzano i nostri passaggi e li utilizzano per fare profitti.

C’è una frase attribuita ad “Amarillo Slim”, un giocatore professionista di poker americano, che calza a pennello per questa situazione. “Se non capisci chi è il pollo allora il pollo sei tu”. Quando otteniamo un forte sconto oppure non dobbiamo pagare qualcosa che troviamo disponibile gratuitamente su Internet allora è molto probabile che il pollo siamo noi.

 

LE REGOLE SULLA PRIVACY

Con l’entrata in vigore del d.lgs 101 del 2018 che ha adeguato il Codice in materia di protezione dei dati alle normative europee è aumentata la nostra sensibilità su quanto sia importante e preziosa la nostra privacy digitale, per non rischiare di diventare i polli da spennare nell’eldorado di internet.

Tuttavia per la maggior parte delle persone la protezione dei dati sul web rimane un concetto astratto e misterioso, qualcosa che rimane in un server che spesso risiede dall’altra parte del mondo. E soprattutto non sono quasi mai chiare le conseguenze pratiche delle nostre azioni.

Vediamo quindi alcune casistiche concrete:

 

I PREZZI DELLE CAMERE DI ALBERGO E DEI BIGLIETTI AEREI

Chi viaggi sa perfettamente che i prezzi dei biglietti aerei e delle camere di hotel variano continuamente. Gli algoritmi per determinarli considerano molti fattori che vengono intercettati su Internet e in particolare sui social, come ad esempio i grandi eventi geopolitici, i trend su Google, Twitter e Instagram, gli account dei VIP, gli eventi sportivi e i concerti musicali.

Ma una delle variabili più importanti sono le ricerche che noi facciamo sui siti. Grazie a macchine potentissime che elaborano tutte le informazioni in tempo siamo noi utenti che diamo indicazioni sulle nostre preferenze influenzando i prezzi dei voli e delle camere delle strutture ricettive facendo aumentare i prezzi nei momenti che sono più appetibili per gli utenti.

 

L’AGENZIA DELLE ENTRATE

In Francia l’Agenzia delle Entrate ha introdotto una norma grazie alla quale può iniziare una indagine fiscale in base ai dati pubblicati sui social. «Se dici che non sei residente fiscale in Francia ma continui a pubblicare foto su Instagram dove risulti in territorio francese, allora potrebbe esserci un problema».

In Italia non siamo a questo punto ma l’Agenzia delle Entrate può raccogliere i dati che trova su pagine Web e social network in aggiunta alle fonti specifiche che normalmente l’Agenzia può utilizzare, come l’anagrafe tributaria o le movimentazioni bancarie.

Di fatto in Italia si può ricorrere ai social solo come strumento di supporto ad indagini già avviate, a riprova che i dati contenuti in pagine web e postati sui propri profili di social network hanno un valore giuridico. Inoltre capita spesso che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza usino i social per scoprire casi di evasione fiscale in cause di divorzio quando la controparte non vuole pagare il mantenimento.

  

RICONOSCIMENTO FACCIALE IN AEREOPORTO

Si sta  diffondendo sempre di più negli aeroporti la tecnologia del riconoscimento facciale per diminuire e i tempi di attesa ai controlli. Quando il sistema sarà a regime non serviranno più passaporti o carte d’identità, ma solo il proprio viso.

Al momento il riconoscimento facciale è stato introdotto all’aeroporto di Linate in via sperimentale ma anche altri aeroporti si stanno attrezzando. Chiaramente si pone un grande problema legato all’utilizzo dei dati biometrici ma al momento l’impatto sembra basso perché non c’è condivisione di informazioni con le forze di polizia. Inoltre il passeggero deve esprimere consenso per la conservazione dei dati biometrici che saranno comunque cancellati entro circa un anno. Senza consenso invece i dati vengono rimossi nelle 24 ore successive all’imbarco.

 

A CHI REGLIAMO LA NOSTRA FACCIA?

Quando utilizziamo un filtro sui social o su altre applicazioni che ci rendono il viso più bello o più divertente deformandolo in base al tema del filtro lasciamo delle informazioni sui connotati del nostro visocome ho spiegato in questo post.

Ma ci chiediamo mai dove finiscono queste informazioni e quale paese le utilizza?

La Cina, ad esempio, ha una leadership tecnologica sui sistemi di videosorveglianza e sul riconoscimento facciale. C’è il dubbio che questa superiorità tecnologica sia stata messa a punto dai servizi segreti anche grazie all’analisi dei video postati su Tik Tok con l’utilizzo dei filtri per il viso.

 

TIK TOK CI SPIA?

A febbraio 2023 la Commissione europea ha chiesto ai propri dipendenti di disinstallare l’app di TikTok da tutti i dispositivi aziendali e da quelli personali con accesso ai dati della Commissione.

Anche gli Stati Uniti in precedenza avevano vietato l’applicazione cinese su smartphone, tablet e altri dispositivi di proprietà dei governi statali e federale, compresi quelli della Camera. Il motivo è legato ad una fuga di notizie che avrebbe confermato l’accesso da parte di ByteDance, la società madre di TikTok, ai dati personali degli utenti. Inoltre c’era il sospetto che alcuni giornalisti statunitensi siano stati spiati proprio attraverso l’applicazione.

Sembra che attraverso la propria app TiKTok possa raccogliere una grandissima quantità di informazioni personali. Grazie all’autorizzazione che l’utente rilascia già al momento di scaricare l’app (che leggono in pochi) l’applicazione può accedere agli altri programmi presenti nel telefono come la posizione del dispositivo, il calendario, i contatti dell’utente, i dati relativi alla connessione internet e agli abbonamenti digitali ai quali si è registrati.

 

PERCHE’ L’APP DI TIK TOK E’ DIVERSA DALLE ALTRE

Fornire dati personali in cambio di un servizio apparentemente gratis è una dinamica simile a molti social. Ma TikTok sembra che acceda a una quantità di informazioni personali molto superiore a quella di altre app, con relativi dubbi su come vengono utilizzati i dati.

Sembra che grazie a un codice possa controllare la posizione esatta del dispositivo e che lo faccia una volta all’ora. La geolocalizzazione e il modo di usare il dispositivo forniscono molte informazioni sul comportamento, i gusti e le preferenze di un utente, potendo delineare un profilo abbastanza attendibile dell’utilizzatore del telefono.

Gli smartphone sono miniere d’oro di informazioni. A seconda delle cariche politiche ricoperte e dalle professioni svolte dagli utenti che usano ogni giorno TikTok, è evidente che questi dati possono assumere una notevole rilevanza non solo commerciale ma anche politica.

  

CHAT GpT OSCURATO IN ITALIA

Il Garante della Privacy ha recentemente oscurato Chat Gpt, l’intelligenza artificiale più evoluta, perché c’è il dubbio che non sia compatibile con le regole relative alla protezione dei dati personali.

La mancanza di una chiara informativa sull’utilizzo dei dati e soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione di una quantità così elevata di dati personali per “addestrare” gli algoritmi ha spinto il Garante ad operare con prudenza imprimendo uno stop.

Il blocco arriva in un momento in cui è stata scritta una lettera firmata da imprenditori, ricercatori e scienziati per bloccare per sei mesi lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Questo per consentire di mettere punto regole comuni e protezioni dai rischi dell’utilizzo di uno strumento che sta procedendo più velocemente della nostra capacità di comprenderlo e gestirlo.

 

COME POSSIAMO TUTELARCI?

 Mentre il Garante fa il proprio lavoro noi cosa possiamo fare per tutelarci? Non dobbiamo più andare sui social? Isolarci dal mondo non avrebbe molto senso, però è opportuno che siamo informati quanto più possibile sulle conseguenze dei nostri click, su chi raccoglie le nostre informazioni, su cosa ne fa e per quanto tempo le custodisce. Cerchiamo di evitare di regalarne troppe o perlomeno di adottare contromisure che ne bilancino gli effetti.

Le parole chiave devono essere PROPORZIONE fra ciò che diamo e ciò che otteniamo e CONSENSO IMFORMATO.

Ci troviamo per caso a vivere in questa era senza che l’abbiamo scelto noi, cerchiamo perlomeno di starci con intelligenza e…….. cum grano salis.

Qui trovi la puntata su Youtube

 

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